Il paesaggio di Cesare Tallone. 11 Giugno 2013.
“Le teorie vanno bene per i salotti intellettuali, di un artista restano le opere” Cesare Tallone.


Cesare Tallone Stalla Pantina

Ho finalmente potuto vedere “dal vero” il dipinto che avevo ammirato solo in riproduzione, questa luminosa Stalla Pantina, ex collezione Jucker, esposta il 1921 alla mostra postuma di Brera, e nelle collettive a New York il 1949 e a Como il 1954. E da qui, il desiderio di parlare del paesaggio di Cesare Tallone.
Il mio innamoramento per il paesaggio di Cesare Tallone è molto antico e, come è normale che sia, nato nella mia casa di via Bigli 6 a Milano, poiché mio padre Ermanno, figlio di Cesare, era un raffinatissimo esperto d’arte antica e contemporanea, oltre che gallerista. Una casa davvero speciale, inimmaginabile ai tempi attuali. Veniva definita la succursale del Poldi Pezzoli, per la presenza di opere eccelse all’altezza di quelle esposte nel noto museo. E qui avvenne la mia prima lezione d’Arte.
Alle pareti, i piccoli paesaggi di Cesare Tallone si trovavano in compagnia dei capolavori che trattava mio padre: Orcagna, Cosmé Tura, Crivelli, Tiziano, Tintoretto, Canaletto, Guardi, Magnasco, Fattori, Zandomeneghi e i piú “giovani” Modigliani, De Chirico, Sironi, Carrá…per citare un piccolo campionario.


Cesare Tallone Alta montagna

I paesaggi di Cesare Tallone reggevano il confronto, “bucavano” come si dice in gergo. Per giudicare il valore di un quadro non c’è niente di piú appropriato che metterlo tra capolavori di diverse epoche. Cosa promuove un dipinto ad opera d’arte? Difficile da spiegare, evidente per chi ha un occhio allenato. È l’energia sprigionata, la forza di luce, l’aria che circola nella tela.
Sottostante é l’esercizio tenace di studio per conquistare geometrie perfette e l’impaginazione sicura, e vi è l’immane sforzo che ingaggia l’artista per avvicinare la visione interiore con il vero che gli sta davanti, non per copiare ma per ricreare nella tela una nuova realtá che a volte supera l’oggettiva fonte.


Cesare Tallone Cascina Boscarina

C’é, nel paesaggio di Cesare Tallone, una originalitá evidente nel confronto di tutti i paesaggisti suoi contemporanei. Ancor piú che nel ritratto, legato a vincoli intuibili, il paesaggio rivela la sua condotta, di eliminare il superfluo per infocare pochi elementi capaci di rendere l’energia plastica della natura attraverso il colore per forti contrasti. Ai suoi tempi molti sono i paesaggisti che dipingono “a punta di pennello”, o intendono il paesaggio come pretesto per un racconto, Tallone invece raggiunge l’atmosfera, oltre che la potenza del vero in natura, rivelando chiarissima l’intenzione plastico-luministica, conquistata da lui precocemente e ben evidenziata da Guido Ballo a proposito della sua distinzione nei confronti della Scapigliatura.


Cesare Tallone Case di Clusone

Mi piace qui riportare il giudizio di Gustavo Predaval, che mi pare illuminante: “Gli studi di paesaggio di Tallone richiamano un mondo che sia esploso, che sia fratturato, forse per la costruzione di elementi plastici a piani, quasi a lastre, cosí che si genera l’impressione di una struttura geologica della terra.
Il taglio del dipinto, spesso simile a un frammento, i brevi spazi del cielo, la prospettiva dal basso all’alto un po’ alla Magnasco, contribuiscono a tale aspetto di un mondo di recente sconvolto. Anche nella sua pittura di paesaggio, aspra, a formazione scheggiata, Tallone sembra anelare ad alcunché di piú solido, di piú avanzato dell’impressionismo”.


Cesare Tallone Chiesetta alpestre

Tallone anticipa la modernitá, e influenza la nuova generazione di pittori verso il ritorno alla semplicitá degli antichi, esemplare il “ritorno” al Quattrocento di Carrá.
L’allievo Carlo Carrá dice del suo maestro “fu portato a ricreare la sostanza di un ordine antico mirando a rifonderlo con lo spirito moderno” e ancora, di Tallone “egli diceva che il senso plastico, ora pressoché smarrito, è la virtú prima su cui bisogna riportare la pittura moderna. E di questo senso plastico egli aveva trovato per istinto il profondo filone e forse nessun altro pittore italiano dell’800 puó eguagliarlo”… “Egli volle che nella pittura gli effetti particolari della forma avessero un resa non allo stato confuso, ma che l’immaginazione assumesse il valore profondo della realtá stessa”.
Con quanta cura, precisione e riconoscenza i suoi allievi hanno tramandato la lezione del loro professore!


Cesare Tallone Monte Presolana da Bossico

Ancora un prezioso commento di Renzo Modesti dalle “Glorie dell’Arte italiana” del 1949.
“Quel suo non cale, quell’apparente disdegno - o piuttosto gelosia - che per la propria paesaggistica dimostró in vita, sono un avvertimento appunto inteso a far comprendere il vero valore di questa sua produzione. Alla natura che lo circondava, infatti, non chiese altri problemi che la risoluzione fedele di quelle masse plastiche che gli venivano offerte, di quelle luci mutevoli che ha cercato di afferrare, di quell’atmosfera che ha respirato. Nulla di piú vero, reale e concreto.”


Cesare Tallone Mareggiata a Pegli

Ho qui riportato, in questo mio sito web, qualche suo paesaggio, in una breve esposizione per mio personale piacere, con i tecnici strumenti del mio computer, ma con la devozione dovuta alla vera Arte, che le generazioni talloniane che mi hanno preceduta mi hanno educata a riconoscere, in attesa speranzosa che qualche anima sensibile si accorga di Cesare Tallone, e un museo gli dedichi una mostra alla sua altezza.
Gigliola Tallone


Cesare Tallone Chioggia

Note e ampia esposizione nel capitolo Paesaggio, in Gigliola Tallone, Cesare Tallone, Electa 2005.