Cesare Tallone
Biografia
di Gigliola Tallone
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Attività e note salienti dal 1891 al 1898
-INTRODUZIONE
-LA GIOVENTU'

-L'ISCRIZIONE A BRERA
-LA FAMIGLIA ARTISTICA
-I PRIMI RICONOSCIMENTI
-ESPOSIZIONE DI ROMA E GLI INIZI DELLA CARRIERA
-LA NOMINA A CARRARA, L'INSEGNAMENTO, ATTIVITA' E NOTE SALIENTI DAL 1884 AL 1891
-CESARE TALLONE E L’ALLIEVO GIUSEPPE PELLIZZA DA VOLPEDO
-ATTIVITA’ E NOTE SALIENTI DAL 1891 AL 1898
-LA NOMINA A BRERA E INCARICHI ACCADEMICI
-MILANO E GLI ALLIEVI FUTURISTI
-LA FAMIGLIA , GLI AMICI E LA MAISON RUSTIQUE
-LA MOGLIE ELEONORA TANGO TALLONE
-ATTIVITA’ DAL 1900 AL 1919 PREMI, INCARICHI ACCADEMICI E NOTE SALIENTI
-EREDITA’ SPIRITUALE DI CESARE TALLONE - LA CRITICA POSTUMA
-I FIGLI
-ARCHIVIO TALLONE
-Nel mese d'aprile del 1891 nasce Emilia,
-Nel 1892, ancora un lutto colpisce la famiglia, la perdita di un altro figlio maschio, nato prematuro
-Nel febbraio del 1893 nasce la figlia Teresa.

Nel 1893 Tallone collabora all’organizzazione della mostra retrospettiva di Fra Galgario, nella sede delle Esposizioni Riunite di Industria e Commercio di Bergamo.
Aranci rossi ” (G.Tallone, Cesare Tallone, Electa 2005, p.101)
-Nel mese maggio 1894 nasce il figlio Guido.

Nel 1894 espone alla Seconda Triennale di Brera al Castello Sforzesco, che visita con i suoi allievi. All’epoca era rara la consuetidine di accompagnare gli alunni della Carrara a visitare esposizioni, Tallone, invece, voleva fermamente che i suoi allievi guardassero “al di la’ di Bergamo”. Chiede anche alla commissaria un sussidio per un suo allievo, Piacentini, perche’ potesse compiere un dipinto da esporre a Milano. In molta altre occasioni, si attiva per aiutare i suoi studenti, a Bergamo come poi a Milano, sia per ottenere fondi per i viaggi d’istruzione dei meno abbienti, sia offrendo loro alcune delle sue commissioni. A volte ospita, in casa sua, allievi senza dimora, come testimonia il Gallotti. E ancora cede alcune sue commissioni agli allievi, come fece piu’ volte per l’Alciati, per aiutarli nella giovanile carriera.
Tallone e’ coinvolto in modo totale nell’insegnamento, la pittura per lui e’ vocazione e non termina nei normali rapporti professore-alunni. Accompagna i suoi studenti nell’avventura”terribile” di fare arte, e si prodiga anche all’esterno delle mura dell’Accademia. Quando conquistera’ la cattedra di pittura a Brera, trovera’ in Milano un ambiente straordinariamente vivo. Milano e’ la prima citta’ italiana a riprendersi da una stato di grave depressione morale e culturale. Dal primo anno, il 1899, lo studio privato di Brera come gli altri studi e case di Tallone, saranno dal principio luoghi di riferimento e spontanea aggregazione non solo per i suoi allievi e gli amici artisti, anche per molti intellettuali, straordinari protagonisti che contribuiranno ad una vera e propria rinascenza della cultura milanese ed italiana.

del 1892 circa e' "il ritratto del tenente Buffa" (G.Tallone, Cesare Tallone, Electa 2005, p. 43).

Nel marzo del ’95 espone alla Carrara e, alla nascita nell’aprile di quell’anno del Circolo Artistico Bergamasco, Tallone, “nascosto sotto il cappellone a larghe tese” dice “..Qui, attraverso queste sale, vedo dieci anni del mio lavoro e leggo in ogni quadro le mie lezioni , e cio’ mi fa molto piacere.”

Alla II Esposizione Triennale di Milano del 1894, Espone La Massaia (G.Tallone, Cesare Tallone, Electa 2005, p.103) ritratto della moglie in attesa del figlio Guido.
-A maggio del 1895 nasce il figlio Cesare Augusto.

Come sempre, e’ attivissimo, prolifico in arte come, in senso letterale, nella vita, dipinge non solo ritratti su commissione, tra cui nel ‘96 "il frate cuoco”, opera che gli avvalse ancora una volta il plauso di critica e pubblico, ma anche alcuni nudi e ancora paesaggi e nature morte. “Aranci gialli ” e "La Presolana" (G.Tallone, Cesare Tallone, Electa 2005, p.99).

Considera le opere di soggetto diverso dal ritratto, piu’ libere dagli ardui vincoli della figura, una felice e solare sperimentazione , una sorta di pausa dalle fatiche, un intimo dialogo con l’arte. Tallone le ama talmente da ritenerle piu’ intimamente legate alla propria natura di pittore, e solamente in due occasioni, lui vivente , espone al pubblico. Dipinge i suoi paesaggi su tele o tavole di piccole dimensioni, adatte per essere trasportate sulla schiena con la cassetta dei colori e tavolozza, in lunghe passeggiate solitarie o in compagnia di allievi e amici pittori.
Durante tutta la sua vita,in vacanza o negli scorci dagli oberosi impegni, dipingeva all’aperto .
Sono opere d’impatto plastico straordinario, forme costruite dalla luce. “Il fienile”. (G.Tallone, Cesare Tallone,Electa,2005 p. 104).

Nessuno meglio di lui stesso definisce il tipo di rapporto con il paesaggio: soleva dire “vado a lavare i pennelli al sole”.

Carlo Carra’, suo allievo dal 1906 al 1910 il quale, come molti suoi allievi, continua a frequentare Tallone a Brera e negli altri suoi studi, ricorda che il suo professore gli mostrava nel suo studio:
“…molti paesaggi dipinti nei periodi di vacanza dall’insegnamento di Brera, certe sue impressioni che io ebbi la ventura di vedere nel suo studio di Milano ancor fresche di esecuzione. In modo particolare ricordo degli studi di montagna improntati ad una fattura larga e di una espressione poderosa, per non dire anche di alcune nature morte ..”
Tallone gli diceva anche “che mettersi a dipingere paesaggi gli pareva di scoprire ogni volta un nuovo mondo. E furono, infatti, quei giorni di nuove possibilita’ per la sua arte per l’intima persuasione pittorica e poetica. La campagna bergamasca era la sua predilezione e mi diceva che di fronte a quei suoi toni, egli si sentiva un uomo rinato. In mezzo a tanta serenita’ di aspetti naturali costruiva i suoi pesaggi in una plastica chiarezza.”
Nel periodo dell’insegnamento a Brera, Tallone quindi continua a dipingere nature e paesaggi.

E’ lo stesso suo amico, Vespasiano Bignami a ricordare che nelle sue vacanze si dilettava a dipingere paesaggi: “Radunate e imballate le tele e assicelle, tornava in citta’, le disponeva in una specie di mostra intima nel suo studio, e le avrebbe tenute per se’ se gli ammiratori intelligenti glielo avessero permesso”

Purtroppo raramente datava queste opere e alcuni critici limitano la produzione al periodo di Bergamo, mentre fu estesa a tutto il periodo di Milano.
Probabilmente se avesse scelto solo di essere pittore e non anche docente, avrebbe dedicato piu’ tempo al paesaggio e alle nature, ma l’impegno e responsabilita’ nel campo dell’insegnamento, unito ai numerosi incarichi istituzionali,non glielo hanno consentito, o almeno, non gli hanno consentito di fare quel paesaggio che aveva in mente : “un paesaggio in cui si possa entrare in carrozza!”
L’affetto dei suoi allievi e il patrimonio artistico che testimoniano, l’hanno ampiamente ricambiato di questo sacrificio, cui si aggiunge la tardiva riscoperta critica del valore artistico di questi dipinti, che invece gia’ negli anni ’20-30-40-50 , erano ben conosciuti ed apprezzatissimi dai collezionisti.
Anche per merito del figlio Ermanno, primo estimatore dell’opera paterna, esperto d’arte antica e contemporanea e gallerista dal 1926.

-Nel luglio del 1896 nasce il figlio Ermanno.

Nel 1897 Tallone apre ufficialmente la sua scuola femminile
a Palazzo Suardi, dove abita, in locali appositamente adattati allo scopo, lo stesso anno in cui l’Accademia di Vienna apre alle donne.La cosa dovette fare scalpore all’epoca, essendo interdetta Carrara alle donne.
Per Tallone non era una novita’, gia’ da tempo in forma meno ufficiale, dedicava privatamente lezioni alle donne, compresa una delle sue sorelle che divenne un’ottima pittrice, pur senza mai esercitare la professione.
La parola discriminazione era per lui una bestemmia.

Alla Biennale di Venezia del 1897 espone il “Ritratto della bambina Irene Tallone
(G.Tallone, Cesare Tallone, 2005, P.106 e copertina), acquistato dalla Galleria d’arte moderna di Roma.

-Nel febbraio1898 nasce il figlio Alberto.

Nel 1898 all’Esposizione generale italiana di Torino presenta “La pastorella” (G.Tallone, Cesare Tallone, Electa 2005, p.44), ritratto per cui posa la figlia Teresa, dipinto subito acquistato da Re Umberto.
Del 1898 e’anche il ritratto del figlio Guido “il pastorello
( G. Tallone, Cesare Tallone, Electa 2005,p.23).