Guido Tallone e la laguna veneziana

Di Gigliola Tallone, 2024.

 

Guido Tallone aveva frequentato la prima volta Venezia e le isole già ragazzo e poi tra le due guerre mondiali, ma vi trovò rifugio stabile dopo i bombardamenti alleati del 1943, che provocarono la morte della sorella Milini e la nipote Allegra con altri otto vicini rifugiati nella cantina della casa di Alpignano e la distruzione della sua casa di via Rugabella, 17 a Milano, con la perdita di tutti i suoi quadri, compreso il ritratto che aveva fatto a Ezra Pound a Parigi nella metà del anni’20.

 


Guido Tallone, Ritratto di Ezra Pound, Parigi 1925 c.

 

Solo Venezia poteva competere con l’amore per la casa avita di Alpignano. E il suo acuto sguardo di pittore voleva dipingere Venezia immergendosi nella sua atmosfera, su una gondola o legato col cavalletto a una boa, per captare la città lagunare dove l’eccelsa architettura si fonde e confonde con la mutevole trasparenza del cielo e dell’acqua. 

 Guido Tallone. Dipinto, Isola di San Giorgio, Venezia 1934


 Dal 1943 abita nella casa di Olga Rudge, compagna di Ezra Pound, in calle Querini al numero 252 di Dorsoduro, che occupa fino al 1958-9. La casa era stata donata a Olga Rudge dal padre il 1929, e durante la guerra Olga si era spostata a Zoagli. Nella ricostruzione di Antonio Pantano, studioso e esegeta di Pound, coincidono quindi le date della permanenza in affitto di Guido Tallone, dal ’43 al 1958-9, quando gli americani liberano il poeta dal manicomio che, senza diritti e affidato alla moglie, finalmente potè tornare a Venezia. La figlia Mary, intervistata da Pantano ricordava con affetto Guido Tallone.

 Guido Tallone, dipinto, Case rosa a Venezia, 1947


 Ho notizia anche da Sandra Bubani di un lungo periodo, forse precedente il ’43, (oppure altro locale in affitto oltre la casa di Olga Rudge per avere più spazio per i suoi quadri) in cui mio zio era stato ospite della nonna Lisetta Zennaro e della figlia Angelina, allora dodicenne, che ricordava i grandi pranzi della madre per Guido e i suoi amici, e della successiva frequentazione, come dimostra un ritratto a matita della figlia neonata di Angelina Sandra Bubani, eseguito il 1954. Restano belle immagini pubblicate in “L’Illustrazione italiana” del 1948.

Guido Tallone, il sindaco di Dorsoduro mentre mesce da bere ai suoi compagni sul bancone d’osteria in una calle del suo “sestiere” L’Illustrazione Italiana, Vita dei Pittori, Orio Vergani 4 gennaio 1948

Tallone pittore recordmen mondiale di caccia in palude, mentre dipinge le anatre da richiamo, in casa di Lisetta Zennaro L’Illustrazione Italiana, 4 gennaio 1948


 Appassionato cacciatore, Tallone è attratto dalla laguna, accompagnato dalla guida Chico che conosceva i segreti di quel paludoso labirinto, e decide di alternare le soste veneziane con lunghe permanenze a Burano nella casa dell’attracco e a Torcello, nella casa conosciuta come “Casa di Casanova”.

Guido Tallone, dipinto la “Casa di Casanova” dove aveva studio a Torcello

L’attracco della “Casa di Casanova dove Guido Tallone aveva studio, con la figlia dei fittavoli che mostra due quadri 


 Nella laguna di Torcello pratica la caccia in botte, spesso con Ernest Hemingway, che non è mai riuscito a superare l’amico Guido. Orio Vergani, nella rivista L’illustrazione Italiana del 4 gennaio 1948, pubblica un articolo magistrale su Tallone, ricordando che non amava parlare di critica e di pittura, o di preparare un catalogo delle sue opere, ma si esaltava parlando della caccia in laguna: “Record mondiale di 387 uccelli forti (ciossi e megassi, non folaghe) raccolti in un solo giorno cacciando in botte in Valle Morosina. Il record precedente, di 351 uccelli era imbattuto dal 1886”. Tallone era molto ricercato per la sua straordinaria abilità di ritrattista e famiglie italiane altolocate se lo contendevano, legandosi a lui per il suo calore umano e simpatia. Spesso però si faceva negare per scappare a Burano dove si sentiva di casa, dove era libero di ritrarre i paesaggi di quei dintorni tanto amati e coinvolgere in giocosa armonia tutti quelli che lo circondavano. Per lui risi e bisi della elegante Locanda di Torcello equivaleva alla polenta e bisatto del ristorante di Burano “Da Romano”.

 Burano, “Da Romano”, io, mio zio Guido Tallone e la guida nella palude Chico

 

Sono stata testimone dell’affetto, generosità e simpatia dei buranelli, che non dimenticherò mai, come non dimentico che a Burano, tra i cari amici, ho conosciuto un ragazzo bello come un Apollo, che già emergeva nelle regate, semplice, intelligente e modesto. Zio Guido, quando l’ho presentato, ha esclamato “Nettuno!” Era coi pantaloni della muta, il torso nudo abbronzato e teneva la fiocina con la mano destra, coi capelli scuri ancora gocciolanti e il volto illuminato dagli occhi del colore della laguna al sole. Nettuno. Ogni minuto passato con zio Guido era un’avventura. A Burano aveva deciso di dipingere un paesaggio in una zona letteralmente assalita da zanzare e non potendo assolutamente rinunciare all’ispirazione aveva munito di sigarette, le tremende Gauloises, noi tre nipotine, padre e figlio proprietari del casone, dicendoci serissimo di non aspirare il fumo ma soffiarlo su di lui mentre dipingeva. Nella nuvola di fumo portò felice a termine il suo paesaggio. E poi tutti a mangiare polenta e baccalà sul grande tavolo di legno scuro con la brezza del mare che aleggiava attraverso il finestrone. Ma il suo capolavoro fu quando pensò di accogliere con dei cartelloni di benvenuto un cugino che veniva a trovarlo dalla Svizzera. Eravamo in quattro a prepararli mentre alcuni passanti incuriositi si erano avvicinati. Di bocca in bocca, passava la parola Svizzera e il cugino era diventato un visitatore prestigioso, un ministro, un capo di stato straniero…del resto non era immaginabile che si costruissero cartelloni per un semplice parente. In molti chiesero cartoni e pennelli e apparvero decine di cartelloni. Giunto l’orario d’arrivo del vaporetto, una fila attraversava tutto il paese, compresi anche i pochi stranieri. Non dimenticherò mai la faccia del cugino svizzero quando vide la folla al suo arrivo. E tutto si concluse con una grande bevuta offerta dal “maestro” come nella bella isola colorata chiamavano Guido Tallone.

Burano, comitato spontaneo d’accoglienza al cugino svizzero, io col cartello “chiantti Barbera” Guido Tallone col cappello bianco


 Pochi mesi prima di morire, il 30 settembre 1967, volle tornare a Burano per un ultimo affettuoso abbraccio.

Vaporetto di Torcello, interno disegno di Guido Tallone, 1950

Torcello nella nebbia, disegno di Guido Tallone 1965


 
Foto scattata da me, anni ’60 del “Ponte del Diavolo” di Torcello.

La casa di Olga Rudge a Dorsoduro abitata da Guido Tallone dal 1943 al 1958-59, foto attuale (2024), ringrazio il giornalista Maurizio Crovato.
 

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Gigliola Tallone, marzo 2024